MANIFESTATAMENTE. Mostra poster storici

Archivio Cultura Milano Pride

di Redazione CIG Arcigay Milano

In occasione del Milano Pride 2023, Milano Manifesti ospita una mostra di poster storici dalla raccolta del C.D.O. del CIG Arcigay Milano. I poster raccontano la storia del movimento LGBTQ+ milanese e italiano, ripercorrendo quattro decenni di manifestazioni, lotte, iniziative politiche, culturali e sociali. Questa pagina condivide informazioni e dettagli storici di ogni poster presente alla mostra.

Il Centro di Documentazione Omologie del CIG conserva oltre seimila libri, riviste, fumetti e opere, duecento poster, diverse migliaia di volantini, flyer e cartoline, oltre a un centinaio di tesi universitarie e più di duemila video e registrazioni radiofoniche. È un patrimonio di materiali unico e prezioso, un archivio essenziale nel panorama bibliotecario italiano e internazionale.


1.

Anno del poster: 1979

Pubblicato sul Fuori! N. 22, omonima rivista del movimento Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. La rivista così come i manifesti che ne derivarono rappresentarono uno scenario unico nel panorama italiano. Raccoglievano infatti le istanze del neonato movimento omosessuale ed anche le sensazioni e suggestioni di chi prese parte a quel progetto.

Le due figure senza volto con la scritta “Sei uno di quelli? Con il Fuori riconquista la tua identità”, insieme a molti altri  pubblicati successivamente, rappresentarono una modalità del movimento di conquista del potere sul piano linguistico e su quello dell’autodefinizione.

Il concetto di manifestazione palese della propria identità, del proprio essere e delle proprie emozioni, rappresentava per il movimento un passaggio imprescindibile per un’autodefinizione e per un’emancipazione personale, che da privata diventava pubblica.

“Uscire allo scoperto” aveva cioè la duplice funzione di permettere una definizione di se stessi ma anche di porsi come soggetto vivo e presente cui riconoscere pari diritti rispetto ad altri.

“La liberazione dell’ Eros e l’emancipazione del genere umano passano necessariamente – e questa è gaia necessità – attraverso la liberazione dell’omoerotismo, che comprende il concludersi della persecuzione contro gli omosessuali manifesti e l’espressione concreta della componente omoerotica del desiderio da parte di tuti gli esseri umani.” (Mario Mieli, 1977)

Anche l’utilizzo di un linguaggio aperto, schietto e per l’epoca molto forte, talvolta persino colmo di doppi sensi, rappresentò per molti anni uno strumento di potere per l’affermazione di se stessi, tanto da diventarne strumento e moda del momento: dire a un compagno di liceo “Sei fuori?” rappresentava nel gergo di allora l’allusione ad una presunta appartenza al Fuori! E quindi alla propria omosessualità.

Approfondimenti:


2.

Anno del poster: 1981

La celebrazione della giornata dell’orgoglio gay del 28 giugno a Villa Giulia a Palermo è considerata la prima manifestazione pubblica mai organizzata da Arcigay, con il supporto del collettivo teatrale “Teatro Madre”.

Il collettivo era stato fondato da Nino Gennaro (scrittore e politico che aveva lasciato Corleone, suo paese di nascita, dove aveva fondato il circolo “Placido Rizzotto”, per approdare a Palermo) e Maria di Carlo.

La manifestazione, originariamente prevista per la durata di una settimana, si tenne in un sol giorno, domenica 28 giugno 1981, per una serie di ragioni sia economiche che burocratiche. I soldi a disposizione infatti erano pochi ed il Comune rilasciò con molta difficoltà e riluttanza le autorizzazioni temendo che l’evento non fosse ben accolto dalla cittadinanza che abitualmente frequentava la il parco della villa nel week end. Inaspettatamente, invece, la manifestazione ottenne un discreto successo e fu ben accolta anche dagli abituali frequentatori della villa.

Tra i partecipanti vi furono anche: il Fuori!, il collettivo Cotì di Trapani e varie rappresentanze dei collettivi autonomi di Milano, Palermo, Torino, Roma e Catania, segno di una visione unitaria dei collettivi omosessuali di allora.

Le principali adesioni invece riguardarono: ARCI Nazionale, la Camera del Lavoro palermitana, il PCI (che versò in supporto 1 milione quale contributo) e il PSI (che invece pagò i manifesti).

Approfondimenti:


3.

Anno del poster: 1980

Ai tempi di Palmiro Togliatti, essere omosessuali era un gran brutto vizio. Anzi: “un gran brutto vizio borghese”. Tra la fine del 1979 e per tutto il 1980 si assiste a un progressivo avvicinamento del movimento gay alla sinistra comunista e socialista e ad un progressivo distacco dal Partito Radicale.

A novembre del 1979 i collettivi gay di Milano, Roma, Firenze e altri, in aperta polemica con il radicale Fuori! di Torino (che aveva deciso di federarsi con il partito Radicale perdendo così la propria identità e spostandosi su di una visione politica vista come troppo di “destra”), organizzano un convegno a Roma presso l’ex convento di via del Colosseo, ex istituto Rimondi, con lo slogan “Abbasso il capitalismo sexy, viva il comunismo gay”.

Ottolenghi, vicedirettore dell’Unità, in quegli anni sintetizzava così il momento.

“Il Pci non è forse un “partito di eguali” che ha fatto proprio lo slogan del “cambiare la vita”? Gli omosex e i pro-omosex se lo chiedono. E poi chiedono che in base a quel concetto non si dica più che il problema è futile o deviante. Il movimento operaio sta facendo un grandissimo sforzo d’assimilazione d’ogni elemento di novità, compreso quello che in termini di diritti civili, di costume e di cultura, è posto dalla questione gay. Mi hanno domandato se il Pci li tollera, li capisce o li difende. Di questi tre verbi sceglierei il secondo. Che comporta come reazione la tolleranza, e va oltre la difesa, se è vero com’è vero che esso sta sforzandosi giacché si creino le condizioni mediante le quali i problemi della società possano essere correttamente affrontati”.

Il movimento gay si sposta nel campeggio di Capo Rizzuto in provincia di Crotone, dove oltre 200 “diversi” si incontrano per socializzare, fare vacanze insieme ma soprattutto per parlare di politica e di rapporto con le istituzioni. In quel periodo Crotone, per pochi giorni di un’estate calda e afosa, diventa il fulcro vitale del movimento gay italiano. Il campeggio fu organizzato dalla rivista Lambda, curata allora da Felix Cossolo.

Approfondimenti:


4.

Anno del poster: 1982

Pubblicato in occasione della manifestazione al Campidoglio Roma per Pappalardo.

La storia. Poco dopo la mezzanotte del 24 aprile 1982, a Monte Caprino, luogo di incontri gay romano, viene trovato in una pozza di sangue Salvatore Pappalardo. L’omicidio, rimasto irrisolto, scuote molto la comunità gay romana e non solo, che chiede a gran voce più sicurezza e soprattutto la libertà di essere se stessi.

Le varie anime del movimento gay della capitale si riuniscono nel MUOR (Movimento unitario omosessuale romano), poi diventato CUOR (coordinamento unitario omosessuale romano). Tra i partecipanti: Bruno Di Donato per il FUORI!, Marco Sanna e altri del collettivo NARCISO, Marco Bisceglia di Arcigay e Vanni Piccolo, come soggetto esterno alle diverse realtà.

Nel pomeriggio di sabato 15 maggio si svolse la manifestazione: fu un sit-in piazza del Campidoglio, cui seguì un corteo per le vie del centro con adesioni e presenze della Federazione romana del Pci, di Democrazia proletaria, del Pdup, del Partito radicale, del Collettivo anarchico di via dei Campani, del Centro di documentazione anarchica, dell’Arci nazionale e provinciale.

In tre-quattrocento – «forse mille ma non di più», azzarderà Paese Sera – attraversarono piazza Venezia, passando per piazza del Pantheon, piazza Navona, via delle Botteghe Oscure fino a Monte Caprino, dove in serata si tenne una fiaccolata in memoria di Salvatore Pappalardo.

L’importanza della manifestazione, verrà ribadita in quei giorni da Di Donato:si tratta della «prima manifestazione nazionale che facciamo come omosessuali e non aderendo a iniziative dei radicali». La manifestazione fu particolarmente importante per i collettivi romani perché rappresentò una momento di visibilità per attirare l’attenzione delle autorità cittadine sugli ormai frequenti atti di aggressione nei confronti della comunità omosessuale. Poco dopo alcuni rappresentanti delle associazioni e collettivi incontreranno anche il sindaco.

Rappresenta tuttavia anche un momento importante che segna un ulteriore passo di separazione tra i collettivi omosessuali italiani (sempre più politicamente posizionati a “sinistra”) e il movimento del Fuori!, sempre più allineato con il partito radicale.

Approfondimenti:


5.

Anno del poster: 1982

Giarre, un piccolo paese in provincia di Catania, rappresenta il luogo simbolo dove a seguito di un duplice omicidio/suicidio di due ragazzi avvenuto il 31 ottobre 1980 sorgerà il primo circolo Arcigay.

Circa un anno dopo l’evento proprio a Giarre si discute in un dibattito aperto di discriminazione e di pregiudizio.

Intervengono all’evento alcuni esponenti del movimento pre-Arcigay:

  • Salvatore Scardina, iscritto al partito radicale e allora vicepresidente della neonata Arcigay
  • Gino Campanella, esponente dal 1976 del Fuori! di Palermo, che sposerà il compagno (anch’esso iscritto al Fuori! di Palermo) Massimo Milani, proprio a Giarre nel 2020, in occasione dell’anniversario del tragico evento
  • Franco Lo Vecchio: anch’esso militante del Fuori! di Palermo.

Cosa successe a Giarre il 22 novembre 1981?

Il 31 ottobre 1980 due giovani, Giorgio Agatino Giammona di 25 anni e Antonio Galatola di 15, scomparsi da casa due settimane prima, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola ciascuno alla testa. Tutti conoscevano i due ragazzi, che nel paese venivano chiamati «i ziti» (“i fidanzati”). Il delitto rimase irrisolto, ma contribuì a dare la spinta all’intero movimento gay.

Un mese dopo la tragedia, Marco Bisceglia, un sacerdote omosessuale, insieme a Nichi Vendola, Gino Campanella, Massimo Milani, riuniti a Palermo, fondarono il primo circolo Arcigay di Catania. Anche le lesbiche femministe fondano in quel periodo il collettivo Le Papesse.

Appronfondimenti:


6.

Anno del poster: 1985

Babilonia è stata una rivista mensile italiana rivolta al pubblico LGBT+, fondata da Felix Cossolo ed Ivan Teobaldelli nel 1982 e chiusa nel maggio 2009, dopo 281 numeri. È stato il più longevo periodico italiano a tematica gay. La rivista inglobò il periodico del movimento di liberazione omosessuale Lambda, fondato nel 1977 sempre da Felix Cossolo.

Babilonia, a differenza delle riviste che l’avevano preceduta, fu la prima ad effettuare vendita in edicola e non solo attraverso i tradizionali canali dell’abbonamento o della vendita nelle librerie alternative. La rivista periodicamente pubblicava anche brevi romanzi o fumetti come allegati (Babilonia Comics).

Dalla rivista fu poi fondata la Libreria Babele, specializzata in editoria a carattere LGBT (allora non erano presenti gli acronimi che si sono aggiunti negli anni seguenti). Avendo sede a Milano ma tiratura nazionale, Babilonia pubblicizzava la sua presenza anche collaborando e sponsorizzando eventi, feste e manifestazioni nelle principali città italiane.

Una tra quelle più note fu la festa alla discoteca Nuova Idea, per il 10° anniversario della rivista.

Il N. 0 di Babilonia vide in copertina un quadro appositamente fatto dal pittore De Pisis, il cui originale attualmente è stato donato da Felix Cossolo al C.D.O. del CIG di Milano.

Babilonia e la successiva rivista Pride, anch’essa a diffusione nazionale e ormai chiusa, rappresentano, dopo il Fuori!, le principali riviste a tematica esistite in Italia.

Approfondimenti:


7 e 8.

Anno dei poster: 1989

In occasione del ventennale della giornata internazionale dei gay e delle lesbiche, in piazza della Scala a Milano, viene installato un monumento di polistirolo rosa pieno di fiori: precisamente 233, uno per ogni morto di Aids a Milano. Durante la manifestazione sono tanti gli slogan: “L’omosessualità logora chi non ce l’ha” “Lesbica non è una parolaccia” “Ho fatto l’amore con…lui”, “Diversi per la società uguali nei sentimenti”.
All evento non manca il kiss-in, in cui i manifestanti si baciano davanti a Palazzo Marino.

L’evento ha molta risonanza sugli organi di stampa. Paolo Hutter, il consigliere comunale che nel 1992 celebrerà i matrimoni in piazza, ottiene dal Comune di Milano il patrocinio all’ evento. Dagli organizzatori viene stampato questo manifesto, che vede in primo piano due uomini che si abbracciano e baciano. Una volta appreso il soggetto del manifesto, considerato da alcuni scandaloso, il Comune di Milano revoca il patrocinio, generando un vero e proprio scontro all’interno del Consiglio Comunale, con minaccia del consigliere Hutter di uscire dalla maggioranza.

A seguito di questo, tutti i manifesti, già stampati, vengono tagliati dove presente il logo del patrocinio.

Ai consueti eventi del mese di giugno, si inserisce la 5° edizione del Festival del cinema gay lesbico, “Uno sguardo diverso”, proposta al cinema Paris. Grazie alla distribuzione della Roadmovie di Mario Visinoni (in quegli anni fornitrice di tutti i film a tematica pressocchè tutte le rassegne LGBT italiane), durante l’apertura viene presentato il film “Scene di caccia in bassa Baviera” (di Peter Fleischmann), ma soprattutto il famosissimo dissacrante film di John Waters “Disperate Living”, con una grande partecipazione di pubblico.

9.

Approfondimenti:


Anno del poster: 2000

Per non dimenticare.

Anno 2014. L’on. Salvini in occasione della concessione del patrocinio della Regione Lombardia al Pride, a seguito del voto di un consigliere leghista: “Rispetto l’omosessualità, alla richiesta di diritti io non dico mai di no a prescindere. Il matrimonio si celebra fra un uomo e una donna e i figli si danno in adozione ad un uomo e ad una donna”.

Anno 2016. L’on. Salvini in un’intervista radiofonica: “Scimmiottare matrimoni o addirittura figli o adozioni non fa parte del futuro del progresso. Senza dimenticare che queste unioni sono l’anticamera delle adozioni gay. Motivo per cui chiederò come Lega a tutti i sindaci e amministratori locali di disobbedire a quella che è una legge sbagliata”.

Anno 2020. L’on. Salvini in un’intervista: “Ai bimbi servono una mamma ed un papà, no ad adozioni gay e uteri in affitto”.


10.

Anno del poster: 1990

Sulla scia dell’ evento dell’anno precedente, che tanto clamore aveva portato anche sugli organi di stampa, nel 1990 vengono riproposti una serie di eventi in occasione della giornata mondiale dell’orgoglio LGBT (all’ora l’acronimo non aveva aggiunto ancora le connotazioni attuali).

Fra le attività, una manifestazione in piazza della Scala per rivendicare l’orgoglio gay al motto “ditelo con un fiore”, ancora una volta per rivendicare, con orgoglio, la propria omosessualità. Alla manifestazione si aggiunge un sit-in di protesta per richiamare l’attenzione sul fenomeno HIV/Aids che da qualche anno, dopo gli echi internazionali, farà il suo ingresso in Italia con tutta la sua carica drammatica e dirompente.

Per la prima volta in Italia va in scena: “Orfeo senza Euridice”, dove, grazie alla supervisione del docente universitario Davide Daolmi, viene organizzato un concerto avente ad oggetto opere di musica antica di autori omosessuali. “Tale ricorrenza (nda ci si riferisce alla giornata dell’ orgoglio LGBT) rischia di far passare un’iniziativa come quella di questa sera, positiva e propositiva, dietro la stravaganza di un’esigenza celebrativa. Ma non è così. L’idea di questo concerto, pur stimolata dagli organizzatori di queste manifestazioni, sottende in realtà motivazioni meno contingenti. I vincoli che legano l’omosessualità alla musica, alla storia della musica, sono molti, determinanti e tutti ancora da analizzare” (dall’opuscolo di presentazione del concerto).

Il Festival di cinema omosessuale “Uno sguardo diverso”, abbandonando il cinema Paris, si sposta quell’anno al cinema Cavour in via De Amicis. Il Festival è ormai giunto alla sua 6° edizione (in realtà settima, considerando che la prima edizione venne vista come edizione pilota) e come consuetudine trova appoggio e finanziamento da parte del Comune di Milano.

Approfondimenti:


11.

Anno del poster: 1982

Da notare lo slogan del manifesto: Dalla clandestinità alla liberazione verso un nuovo alfabeto dell’amore. In foto, due ragazzi abbracciati seduti su di un marciapiede accanto al pozzo che si trova all’ ingresso di Palazzo Re Enzo in centro a Bologna.

Il manifesto suscitò inaspettatamente diverse critiche da parte di chi non voleva fosse rappresentata l’idea di coppia monogama, stereotipo della coppia eterosessuale, in contrasto coi principi di libertà sessuale che erano stati momento rivendicativo fondante degli anni rivoluzionari appena passati. La storia del movimento gay bolognese inizia nel 1977 con la nascita del Collettivo frocialista, promosso da Samuel Pinto alias Lola Punales, che si riunisce in uno spazio offerto da una sezione del partito socialista. Il collettivo nasce dalla frammentazione avvenuta a seguito della federazione al Partito Radicale del movimento del Fuori!.

Nel ’78 il collettivo si trasforma nel Circolo XXVIII Giugno, nome ambitissimo all’interno del movimento per il suo valore fondativo, e organizza un incontro nazionale presso Palazzo Re Enzo per il 27 e il 28 maggio con dibattiti, film, spettacoli e performance.

Il 28 giugno 1980, in occasione della festa nazionale dell’orgoglio LGBT+, una delegazione del Circolo viene ricevuta dal sindaco Renato Zangheri che promette agli attivisti una sede e degli spazi.

Il 1982 sembra aprirsi nel migliore dei modi: viene approvata la legge 164, che consente alla persone transgender di veder riconosciuto il proprio genere elettivo. A causa di qualche svista, viene approvato il piano di assegnazione delle sedi comunali a favore di alcune associazioni, tra le quali il Cassero. Qui esplode la polemica, dapprima con l’Arci, poi con Legambiente. Gli animatori del circolo iniziano a intessere rapporti anche con altre realtà e iniziano ad incontrare i rappresentanti delle varie fazioni politiche. L’appello per una nuova sede nel 1982 raccoglie 10000 firme e alla fine, nonostante diverse opposizioni, il circolo XXVIII ottiene porta Saragozza e il Cassero.

La parata si tiene il 26 giugno ed è aperta dallo striscione “l’è mei un fiol leder che un fiol buson!”, ma l’ingresso in Porta Saragozza avviene due giorni dopo, il 28 giugno 1982.

L’inaugurazione ufficiale del Cassero con tanto di taglio del nastro avviene il 19 dicembre.

Approfondimenti:


12.

Anno del poster: 1984

Fino al 1987 le manifestazioni all’ interno del movimento gay sono poche e non vi è nessuna parata. Per molti, in questi anni, la difficoltà principale è la visibilità. La stampa gay invita a prendere esempio dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi Europei, dove le manifestazioni con parate sono già una realtà quasi consolidata e soprattutto si chiede l’apertura dei cortei anche ai non omosessuali.

Emblematico, sotto questo punto di vista, è la rappresentazione nel manifesto di due ragazzi coperti da una maschera.

Bologna celebra la festa dell’orgoglio omosessuale nella sede ottenuta pochi anni prima di porta Saragozza, anche se iniziano a farsi sentire le lamentele del quartiere che consideravano il monumento avente rilevanza religiosa in quanto stazione di partenza per le processioni al vicino Santuario della Madonna di San Luca.

Anche a Milano i festeggiamenti del 28 giugno vengono fatti con eventi presso la discoteca Nuova Idea, anche in questo caso con numerosi inviti alla visibilità.

Approfondimenti:


13.

Anno del poster: 1982

Grazie al finanziamento dell’Assessorato alla cultura del Comune di Bologna guidato da Sandra Soster, viene realizzata una rassegna cinematografica dal titolo: “L’immagine negata”, presentata da Goffredo Fofi. Seguendo l’esempio di Bologna, diversi assessorati alla Cultura (Milano, Firenze, Torino, Roma) finanziano altrettante rassegne cinematografiche.

Qualche anno dopo, sarà l’epoca dei festival del cinema omosessuale, che vedono contendersi pellicole a tematica gay e lesbica soprattutto nelle allora tre grandi capitali gay del movimento: Torino, Milano e Bologna.

Sono gli anni in cui timidamente alcuni film, soprattutto stranieri, trattano il tema dell’omosessualità. È grazie al contributo degli organizzatori di queste rassegne e dei festival se il tema dell’omosessualità viene affrontato, attraverso la cinematografia straniera, con una visione completamente nuova.


14.

Anno del poster: 1987

Fotografia di Ives Paradise. Grafica di Giordano Rossi.

Il 1987 rappresenta un anno di grande difficoltà per la comunità ma anche di voglia di combattere, di rivendicare e di rendere più accettate le differenze anche nell’ambito della sessualità. La dicitura “Fate l’amore non fate la guerra” presente sul manifesto rappresenta perfettamente lo spirito di allora, in questa campagna che peraltro fu annunciata proprio in occasione del 3° Congresso Arcigay tenuto a Rimini al motto “differenza è libertà”.

Per tutto il congresso vennero affrontate svariate tematiche di attualità: Aids, razzismi, convivenze. In Italia si era infatti insediata la prima una commissione parlamentare per l’AIDS. Arcigay manifesta e protesta vigorosamente contro le affermazioni offensive dell’allora ministro della sanità Donat Cattin. Anche negli USA l’attenzione verso HIV è molto forte. Per la prima volta ci sono aperture da parte della presidenza del repubblicano Ronald Regan verso la malattia, che provocano tuttavia molte critiche da parte della comunità omosessuale americana per il rigore degli interventi prospettati.

Tra novembre e dicembre 1987 ci sono anche i primi tentativi di fare pressione sulla politica per vedere riconosciuti i diritti matrimoniali. Inoltre, aumentano razzismi e discriminazioni, rappresentati dalla crescita esponenziale degli episodi di aggressione soprattutto ai danni della comunità omosessuale e transessuale.

Sono tematiche affrontate e ribadite al Congresso.

Ma è anche presente la voglia di divertirsi e di non dare idea di essere un cenacolo di intellettuali, puntando a diventare un movimento di massa, trasformando diverse città in luoghi gay-friendly. Vengono introdotti quindi altri benefit associati al tesseramento. Si diffondono convenzioni per accesso a locali gay, a saune, discoteche, dark room, dove esprimere pienamente e in maniera spensierata il proprio piacere sessuale.

Franco Grillini al congresso dirà della sua visione di Arcigay: “Non un partito marxista-leninista, ma il luogo dove si discutono tutte le forme della sessualità”.

Approfondimenti:


15.

Anno del poster: 1993

Campagna Arcigay in collaborazione con l’agenzia pubblicitaria McCann-Erickson, uscita in occasione della giornata internazionale del movimento gay del 28 giugno dello stesso anno.

Punto centrale della campagna è la lotta al pregiudizio.

Evento fondamentale di quell’anno sarà una grande manifestazione in Piazza della Scala a Milano, scelta come più rappresentativa in Italia. Franco Grillini in quell’occasione affermerà alla stampa: “Milano è la città più gay d’Italia e molte persone si trasferiscono qui grazie al clima di tolleranza e anche per le opportunità di lavoro. Molti però, è inutile negarlo, sono ancora preoccupati dell’atteggiamento della Lega”.

Il 26 giugno 1993 vede sfilare una bandiera di oltre 100 metri cucita sul posto a rappresentazione di tutte le anime del movimento: le coppie “benedette” durante i matrimoni in piazza portano il verde (speranza che un giorno in Italia si possa dar vita alle famiglie di fatto); il giallo viene portato dal movimento lesbico, colore della mimosa (simbolo delle donne) e della solarità; il blu è dei Rospi, gruppi studenteschi omosessuali del Politecnico e della Statale; l’arancione è degli Orsi, i “ciccioni e pelosi”; poi il rosso cucito dall’Asa (associazione solidarietà Aids) come il fiocco rosso che indossano a simbolo dell’Aids. Le più applaudite saranno comunque le mamme dell’Agedo, che si occuperanno dell’orlo della bandiera.

Approfondimenti:


16.

Anno del poster: 2002

“Omosessuale è naturale” è lo slogan della campagna del 2002 che segna l’impegno degli ecologisti italiani sul tema dei diritti civili. Quasi contestualmente all’ uscita della campagna avviene lo scontro tra Pecoraro Scanio, portavoce dei verdi che proprio in quel periodo dichiara la sua bisessualità, e il portavoce provinciale di Alleanza nazionale di Napoli, Andrea Santoro, che definisce l’iniziativa di pessimo gusto:

“Se questa è realmente una nuova campagna tesa a spacciare per normale o naturale quello che in realtà non è, credo che sia necessaria una forte riflessione tra i napoletani … sbagliano loro a volerci per forza informare dei loro gusti sessuali. E ancora di più sbagliano nel voler per forza propagandare e incoraggiare queste abitudini che contrastano sia con la morale cristiana sia con la natura stessa degli esseri umani”.

Il tutto mentre il resto d’Europa mostrava ancora una forte distanza con l’Italia. Il parlamentare conservatore inglese Alan Duncan, uno dei protagonisti della vittoria di Major nel ‘90, aveva, quasi contestualmente, rivelato pubblicamente la sua omosessualità senza nessun contraccolpo negativo all’interno del partito. Lo stesso aveva fatto il Ministro delle finanze della Norvegia, il conservatore Per Kristian Foss.


17 e 18.

Anno dei poster: 2005

Campagna lanciata in occasione del 28 giugno 2005, Giornata Mondiale dell’ Orgoglio Gay, Lesbico, Bisessuale, Trans, dal coordinamento dei Circoli Arcigay dell’Emilia Romana, e costituita da quattro manifesti, con volti di quattro persone LGBTQ+ con apposto, sulla fronte, un insulto: “Culattone”, “Pervertito”, “Frocio”, “Contronatura”.

Lo slogan — “Omofobia. L’Insulto più grande è ignorarla” – vuole mettere in evidenza l’assenza di una tutela giuridica specifica nei confronti della discriminazione delle persone LGBTQ+.

Sono passati 15 anni eppure la Cassazione nel 2021 intervenendo a seguito di un verdetto del 9 gennaio 2020 della Corte d’appello di Milano, ha dovuto nuovamente ribadire: per la “stragrande maggioranza degli italiani” riferirsi a qualcuno definendolo “frocio” equivale a una diffamazione e non si può sostenere che la “coscienza sociale” sia cambiata e accetti di buon grado questo epiteto come se non avesse alcun “carattere ingiurioso”.

In passato il termine pervertit* era utilizzato soprattutto in ambito religioso per descrivere un’eresia, cioè quel modo di pensare che si opponeva alla comune visione del mondo. Successivamente, il termine è stato utilizzato in massima parte nell’ambito della sessualità per descrivere quelle pratiche sessuali il cui fine differisce dal congiungimento eterosessuale dei genitali, quindi fu riferito soprattutto a omosessualità maschile e femminile.

Oggi i termini pervertito e contro natura hanno diminuito notevolmente il loro potere offensivo e in parte vetusto.

Condividi tramite: Facebook Twitter Email
Link Copiato!

News Correlate

“Sono lesbica”. Combattere i pregiudizi con la visibilità

donna, lesbica, bandiera

“Sono lesbica”. Combattere i pregiudizi con la visibilità. Una riflessione a cura del Gruppo Donna del CIG.

Maggio 2024 al CIG: tutti gli eventi

Picnic, uno speed date LBT+, letteratura queer e un nuovo aperitivo CIG fra gli appuntamenti del mese.

Non c’è salute senza salute mentale

salute mentale

Il mio coming out sulla salute mentale. Una riflessione a cura del Gruppo Donna del CIG.

→  Tutte le news e progetti