La storia della nostra associazione percorre quattro decenni di lotte, di rivendicazioni e di conquiste. È una vicenda plurale, variopinta e democratica. Affonda le sue radici in quel movimento, figlio del dissenso post boom economico, nato negli anni Sessanta del ventesimo secolo – negli Stati Uniti con l’onda propagatasi dai moti di Stonewall; in Italia, poi, con l’azione rivoluzionaria del F.U.O.R.I. – che ha cambiato la storia della comunità LGBTQ+.

La fondazione del CIG risale al 27 febbraio 1984. 

Si colloca poco più di dieci anni dopo l’esordio, sulla scena nazionale, del movimento italiano per i diritti delle persone omosessuali. Fu probabilmente proprio a Milano nella primavera del 1972 che, a casa della traduttrice e scrittrice Fernanda Pivano, il movimento prese coscienza unitaria, ponendosi come forza di controinformazione e lotta. Era stato il numero zero di una rivista, creata a Torino da Angelo Pezzana, ad anticipare pochi mesi prima il diffondersi di questa consapevolezza e a sancire l’avvio di un’epoca nuova anche per il nostro Paese. L’acronimo scelto per intitolarla, FUORI! appunto – da Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano – fu un’intuizione che forgerà con vigore gli anni d’esordio del movimento. La prima manifestazione pubblica organizzata nel 1972, a Sanremo, per opporsi al Congresso di Psichiatria sulle “devianze sessuali” segnò il via alla protesta di piazza, visibile, rumorosa e fiera. Alcune persone a quel tempo in prima linea, come la professoressa di matematica Mariasilvia Spolato, pagarono il prezzo di quella visibilità col peso dello stigma: la sua foto in occasione dell’8 marzo dello stesso anno con il cartello “Liberazione omosessuale” le costò il posto di lavoro, portandola a una vita senza fissa dimora. “Il grande risveglio degli omosessuali” si leggeva nel roboante numero uno del FUORI!, datato giugno 1972 “è cominciato – è toccato a tanti prima di noi, ebrei, neri (ricordate?), ora tocca a noi. Ed il risveglio sarà immediato, contagioso, bellissimo”.

 

Quella visione, dal sapore di promessa, si materializzò in diverse città italiane, che videro sorgere collettivi e redazioni locali del FUORI!, con Bologna, Roma e Milano in testa. A fondare la sezione milanese fu il leggendario Mario Mieli – filosofo, artista, teorico, performer – che grazie alla sua opera dirompente e rivoluzionaria contribuì a capovolgere, nel discorso pubblico, l’assetto sociale allora predominante, liberando la sessualità dalla cultura repressiva che, fino ad allora, ne aveva limitato la ricchezza, la creatività e il diritto a esistere anche per le persone LGBTQ+. I suoi testi sono ancora oggi letture imprescindibili. Fu sempre lui, assieme a personalità come Corrado Levi e altre, a dare il via alla stagione dei COM, i Collettivi Omosessuali Milanesi, che, accanto ai collettivi femministi contro l’autoritarismo patriarcale, furono, nel corso degli anni Settanta, spazi di autocoscienza, di lotta politica e di avanguardia culturale per la città tutta, un flusso che attraversò i teatri, le battaglie operaie, le radio, piazze e case occupate. Nacquero bollettini come Lambda, e, nel 1980, la trasmissione radiofonica L’Altro Martedì sulle onde di Radio Popolare. Fu dell’estate 1979, sempre a Milano, “la protesta delle piscine”, che vide per la prima volta alcune donne transgender, guidate da Pina Bonanno, inscenare una contestazione nell’affollato Lido di piazzale Lotto: un momento storico, che segna l’inizio del Movimento Transessuale Italiano e chiude questo decennio di risveglio e passioni.

Agli inizi degli anni Ottanta a Milano l’esperienza dei COM e dei collettivi che erano fioriti negli anni Settanta si andò esaurendo, e l’energia della protesta si evolse in altre forme. Nel 1983, gli attivisti e le attiviste milanesi rivendicarono la necessità di avere in città, al pari di quanto successo l’anno prima nella vivacissima Bologna, uno spazio concesso dal Comune per la comunità LGBTQ+ dove organizzare occasioni di confronto, serate teatrali e cinematografiche, e dove poter ospitare un centro di raccolta di testi e pubblicazioni a tema. In occasione della Giornata dell’Orgoglio Omosessuale fu organizzata la presentazione pubblica di questa volontà. La rivendicazione acquistò una spiccata eco mediatica in particolar modo quando venne prima concesso e poi negato alla comunità uno spazio dell’ATM, l’azienda del trasporto pubblico milanese, per celebrare la Giornata. Dovettero passare ancora alcuni anni prima che il Comune si muovesse in questa direzione, concedendo nel 1985 in affitto una sede in via Torricelli e poi, dal 2000, quella in via Bezzecca, l’attuale. Nel frattempo, il 27 febbraio 1984 l’attivista Mario Anelli assieme ad altri, sulla spinta di questa rivendicazione di visibilità, cura e giusto riconoscimento da parte dell’istituzione pubblica, registrò l’atto costitutivo del CIG, che trovò per il suo primo anno ospitalità presso l’Arci di via Manfredo Fanti, al civico 19, e poi in via Bodoni 15. Intanto, il 3 marzo 1985, dopo tre anni di incontri e gruppi nati sul territorio nazionale, il CIG contribuì a fondare, a Bologna, Arcigay nazionale, della cui rete l’associazione farà da allora sempre parte, dal 2007 anche come comitato provinciale. Dopo Anelli, altrə presidenti seguirono. Lə ricordiamo, nell’ordine: Giovanni Dall’Orto, Marco Melissari, Massimiliano Tanzini, Paolo Besana, Luca Amato, Diego Deserti, Debora Lambillotte, Massimiliano Colombi, Paolo Ferigo, Marco Mori, Fabio Pellegatta, Alice Redaelli. E la storia continua.

Una delle prime attività proposte dal neonato CIG fu quella dell’assistenza telefonica – offriva informazioni, ascolto e aiuto, anche sul fronte sindacale – che verrà, a fine Ottanta, consolidata come Telefono Amico, con un corso di formazione dedicato, diventando nel tempo uno dei più longevi e importanti servizi della nostra associazione, assieme alle attività di accoglienza e ascolto, di persona e in Rete.

Il CIG Arcigay Milano viene premiato con l’Ambrogino d’Oro nel 2014 © Alice Redaelli

Il CIG fu, fin dai suoi esordi, incubatore e casa di progetti, attività, istanze e servizi divenuti nel tempo parte del tessuto culturale, sociale e politico milanese e nazionale. È qualcosa che prosegue anche oggi. Proprio nel 1985, all’interno dell’attività del CIG, insieme ad Arcigay e a L’Altro Martedì, vide la luce il Festival internazionale di cinema gaylesbico, il futuro (dal 2006) Festival MIX, oggi gemellato con New York e San Paolo. Il suo fu un percorso poco ortodosso: “Mario Anelli – ricorda Giovanni Dall’Orto – andava in Svizzera con un amico (Mario Visinoni) a prendere alcune pizze di film, affittava una saletta e le proiettava. All’epoca non esistevano né YouTube né i dvd; esistevano film leggendari che magari per dieci anni bramavi di vedere e un festival era il solo modo per farli arrivare fisicamente in Italia. C’era la censura, e se c’era qualcosa di gay la censura c’era di sicuro, in quanto i film a tematica gay non venivano proprio distribuiti, in Italia. Era una cosa molto amatoriale, un’attività totalmente interna al circolo: le persone che se ne occupavano erano le stesse che mandavano avanti il CIG”.

La comunità LGBTQ+ milanese sfila a Expo 2015, per la prima volta nella storia dell’esposizione © Alice Redaelli

Il festival del cinema è solo uno degli esempi di cosa misero in moto i primi anni dell’associazione. Quando la pandemia di AIDS si manifestò in tutta la sua drammaticità anche in Italia, la tutela delle persone HIV positive divenne centrale nell’azione dei volontari e delle volontarie. Ne è testimonianza la nascita, sempre nel 1985, di ASA, Associazione Solidarietà Aids, promossa proprio da alcuni dei soci fondatori del CIG per offrire informazioni e sostegno alle persone colpite dal virus. Nel 1987 ASA diede vita alla prima esperienza italiana di gruppi di auto-aiuto tra persone sieropositive. Le linee di telefono amico del CIG e di ASA si dimostrarono essenziali alleate nella lotta al virus, alla disinformazione, alla solitudine e allo stigma. Sempre nel 1987, aprì a Milano, in zona Stazione Centrale, anche la prima libreria gay italiana, Babele, da parte di Felix Cossolo e Ivan Teobaldelli. Nel 1989 prese vita all’interno del CIG il Centro di Documentazione Omologie, la nostra biblioteca, che, partita da un semplice armadietto con dentro libri e riviste, è arrivata oggi a raccogliere un vasto patrimonio di opere, materiali video, poster, cartoline, tesi e scritti di ogni genere: si tratta di uno dei più forniti archivi a tematica LGBTQ+ del continente europeo. La sede del CIG ha avuto, nel tempo, anche il compito di accogliere altre formazioni e organizzazioni arcobaleno: ricordiamo per esempio le e gli attiviste del movimento transgender milanese, che trovarono negli anni Novanta casa in via Bezzecca, con Arcitrans e, oggi, con ACET; o, ancora, il Triangolo Silenzioso, gruppo di attivisti sordi LGBTQ+ che nella storia recente ha rifondato un gruppo all’interno del CIG chiamato Gruppo Sordi LGBT+; oppure, i primi gruppi sportivi, che hanno visto proprio alcuni attivisti del CIG fra i loro fondatori e che portano avanti un lavoro molto importante di coesione sociale con la rete di Pride Sport Milano.

 

Gli anni Novanta videro poi il consolidarsi o l’aprirsi al CIG di altri fronti di lavoro che diventeranno pilastri nella vita associativa, come quelli della Sezione Scuola, attiva dal 1994, oggi capace di portare annualmente a oltre duemila studenti e docenti momenti di confronto sui temi del bullismo e delle diversità; e delle Sezioni Cultura e Salute, che hanno proseguito e incrementato il percorso di cura, scambio e confronto alla base della genesi del CIG. Il 1992 è anche l’anno in cui il giornalista Paolo Hutter celebra simbolicamente, in Piazza Scala, dei matrimoni di coppie omosessuali, un atto oggi ricordato da una pietra celebrativa a pochi passi da Palazzo Marino. Serviranno vent’anni per poter vedere a Milano la nascita di una prima risposta a quel gesto coraggioso con l’avvio, nel 2012, del Registro delle Unioni Civili del Comune, per opera dell’amministrazione guidata da Giuliano Pisapia, la stessa che, per prima, concesse nel 2011 il patrocinio della Città al Pride (“Milano siamo anche noi”, ricordava lo slogan di quel giugno). In quell’occasione il CIG è stato interlocutore diretto delle istituzioni locali e dei suoi rappresentanti al fine di raggiungere l’approvazione del Registro, che avvenne il 26 luglio, alle ore 2.40, dopo una notte di dibattito in Consiglio Comunale, un momento che resta nel cuore di tantə.

Un mare di cuori per il flash mob del Milano Pride 2014 © Alice Redaelli

D’altronde il terzo millennio, cominciato con il World Pride di Roma, vide Milano, nel 2001, ospitare il primo Pride nazionale (ne ospiterà un altro nel 2005, per poi diventare parte della rete dell’Onda Pride, con manifestazioni diffuse in tutta Italia), portando in piazza per la prima volta più di 50.000 persone a sostegno della nostra causa, anche grazie al contributo del neonato Coordinamento Arcobaleno delle associazioni LGBTQ+. Fu un evento che segnò un cambio netto nella visibilità pubblica del movimento milanese che, nel corso del successivo ventennio, ha visto il Milano Pride diventare una delle manifestazioni politiche più partecipate d’Italia, con un raggio di azione – rappresentato dalla Pride Week – che si estende ben oltre la parata e coinvolge la cittadinanza con iniziative culturali, formative, ludiche, sportive e politiche, promosse dal CIG, dal Coordinamento Arcobaleno, da realtà pubbliche e private. L’ultima edizione del Milano Pride prima della pandemia in atto, quella del 2019, ha portato 300.000 persone ad affollare corso Buenos Aires e il quartiere Porta Venezia, oggi uno dei punti nevralgici della comunità arcobaleno, anche grazie al lavoro di tessitura con il territorio inaugurato proprio dai volontari e dalle volontarie della nostra Commissione Pride. Nel 2012 ha visto anche la luce, grazie al contributo della nostra associazione, la rassegna di teatro a tematica LGBTQ+ “Illecite Visioni”, organizzata insieme al Teatro dei Filodrammatici.

 

I primi vent’anni degli anni Duemila sono stati significativi per il CIG Arcigay Milano anche per la vitalità con cui abbiamo consolidato una rete nazionale, europea e internazionale di alleanze e partner, che ci hanno condotto a realizzare progetti di scambio, di formazione e di rivendicazione politica di respiro globale, come le iniziative durante Expo 2015; e sono stati significativi, crediamo, anche per lo sguardo ben aperto verso le istanze sociali, come quelle dei migranti e dei richiedenti asilo, assistiti nel loro percorso dal Gruppo Io – Immigrazione e Omosessualità, o quelle più strettamente cittadine in seguito alle crisi del 2008 e del 2020. Il Rainbow Social Fund, nato nel 2019 in seno al CIG, reinveste per esempio in progetti sociali parte dei proventi generati dal Milano Pride e dalle attività di sponsorizzazione dello stesso: i fondi sono serviti per aumentare i servizi di tutela legale per le vittime LGBTQ+ di discriminazioni, per sostenere progetti culturali inclusivi, per finanziare iniziative di housing arcobaleno e per un centro per donne senza fissa dimora. Il 2016 è stato un altro anno di particolare importanza, di tessitura e di rivendicazione per la nostra associazioni e la comunità tutta, quando, in contemporanea ad altre decine di coloratissime piazze del nostro Paese, Milano ha affollato nuovamente Piazza Scala per gridare ‘Svegliati Italia’ a sostegno delle Legge sulle Unioni Civili, poi approvata, seppur dimenticando i figli delle famiglie arcobaleno.

Piazza della Scala urla “Svegliati Italia!” a sostegno della legge per le unioni civili nel 2016 © Alice Redaelli

In tutti questi quattro decenni abbiamo sempre cercato di mantenere vivo, nel nostro agire politico e culturale, lo spirito degli inizi del movimento, la sua visione inclusiva in quanto egualitaria nei diritti e di tutela delle diversità, insieme fieramente pragmatica e sognatrice. Vogliamo continuare a portarla nel tempo contemporaneo, abbracciando le trasformazioni, le emergenti necessità e le evoluzioni del sentire della nostra pulsante comunità. Così, in questi ultimissimi anni, sono cresciuti all’interno dell’associazione nuovi ambiti di lavoro e indagine, come quelli affrontati dal Gruppo Giovani, dai Gruppi Asessualità e Intersessualità (quanta strada deve essere ancora fatta a riguardo della grande e polimorfa espressione dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale?), dal Gruppo Donna e altri ancora, capaci di generare socialità, attività e servizi che, oggi come ieri, vanno a migliorare la qualità di vita delle persone e a popolare di nuovi soggetti il tessuto culturale e sociale milanese. Ne è un esempio il Milano Check Point, una ATS nata dalla fusione della nostra Sezione Salute con le altre quattro realtà milanesi che si occupano del tema per fornire un luogo in cui informarsi sul proprio stato di salute ed effettuare test gratuiti.

 

Nel 2014 il CIG Arcigay Milano è stato insignito dal Comune di Milano dell’Ambrogino d’Oro, il suo più alto riconoscimento civico. È stato per noi un punto di arrivo e di celebrazione ma, soprattutto, un punto di ripartenza. In quasi quarant’anni di attivismo incarnato con generosità e orgoglio da tantə il mondo è certo cambiato – e con esso Milano – ma le nostre lotte continuano: contro le discriminazioni, contro il bullismo, contro la solitudine, contro le disuguaglianze, contro lo stigma; per il matrimonio egualitario, per la tutela delle famiglie arcobaleno, per un universo del lavoro più equo, per una società aperta e accogliente, per una transizione ecologica giusta, per il diritto a esistere e ad autodeterminarsi. Non smettere di seguirci.

“La rivoluzione ci renderà liberi”.

Testi Alessio Baù, Fabio Pellegatta. Con un contributo di Giovanni Dall’Orto.