CIG Forty & Fabulous: 40 anni di storia in mostra
di Redazione CIG Arcigay Milano
Venti manifesti per attraversare in pochi minuti quattro decenni di storia della comunità LGBTQIA+ a Milano e non solo. Un viaggio possibile grazie alla mostra di poster storici curata dal Centro di Documentazione del CIG Arcigay Milano in occasione di Forty & Fabulous, il festival che celebra i 40 anni dell’associazione. Sabato 21 settembre alla Fabbrica del Vapore puoi rivivere gioie, emozioni, drammi, rivendicazioni, feste e indignazioni della comunità LGBTQIA+ nelle immagini e nelle parole dell’epoca.
1.
Anno del poster: 1979
Pubblicato sul Fuori! N. 22, omonima rivista del movimento Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. La rivista così come i manifesti che ne derivarono rappresentarono uno scenario unico nel panorama italiano. Raccoglievano infatti le istanze del neonato movimento omosessuale ed anche le sensazioni e suggestioni di chi prese parte a quel progetto.
Le due figure senza volto con la scritta “Sei uno di quelli? Con il Fuori riconquista la tua identità”, insieme a molti altri pubblicati successivamente, rappresentarono una modalità del movimento di conquista del potere sul piano linguistico e su quello dell’autodefinizione.
Il concetto di manifestazione palese della propria identità, del proprio essere e delle proprie emozioni, rappresentava per il movimento un passaggio imprescindibile per un’autodefinizione e per un’emancipazione personale, che da privata diventava pubblica.
“Uscire allo scoperto” aveva cioè la duplice funzione di permettere una definizione di se stessi ma anche di porsi come soggetto vivo e presente cui riconoscere pari diritti rispetto ad altri.
“La liberazione dell’ Eros e l’emancipazione del genere umano passano necessariamente – e questa è gaia necessità – attraverso la liberazione dell’omoerotismo, che comprende il concludersi della persecuzione contro gli omosessuali manifesti e l’espressione concreta della componente omoerotica del desiderio da parte di tuti gli esseri umani.” (Mario Mieli, 1977)
Anche l’utilizzo di un linguaggio aperto, schietto e per l’epoca molto forte, talvolta persino colmo di doppi sensi, rappresentò per molti anni uno strumento di potere per l’affermazione di se stessi, tanto da diventarne strumento e moda del momento: dire a un compagno di liceo “Sei fuori?” rappresentava nel gergo di allora l’allusione ad una presunta appartenza al Fuori! e quindi alla propria omosessualità.
2 e 3.
Anno dei poster: 1987
Il circolo Querelle in via de Castillia rappresentò per anni il punto di riferimento della comunità LGBTQ+ milanese. Il locale era affiliato ad Arcigay, e spesso i suoi gestori facevano parte del CIG di quegli anni, che allora si trovava in via Torricelli.
Il locale programmava spettacoli, feste, dibattiti, mostre, discobar. Fu un punto di riferimento per coloro che si approcciavano per la prima volta alla comunità e fu precursore nel toccare molte tematiche, come la pandemia da HIV/AIDS, da pochi anni diffusa anche in Italia.
Oltre ai dibattiti e ai momenti culturali, si tenevano al Querelle anche momenti ludici, serate e tema e feste, che attiravano sempre diverse centinaia di persone.
In questi poster sono rappresentati due momenti di questi festeggiamenti, con premi e concorsi.
4.
Anno del poster: 1989
Alla fine degli anni ’80, episodi di violenza colpivano la popolazione LGBTQ+ di frequente, soprattutto nei luoghi di incontro e battuage. Siamo a pochi anni dallo scoppio della pandemia da HIV/AIDS ed era ancora frequente accusare la popolazione omosessuale e tossicodipendente di contagio. Risale al 1987 la famosa frase del ministro della Salute Carlo Donat-Cattin secondo cui “chi contraeva l’Aids se lo era andato a cercare“.
La diffusione del circoli Arcigay è cresciuta notevolmente, e per la zona di Monza-Brianza era il CIG la sede più vicina che doveva farsi promotore di eventuali manifestazioni o segnalazioni.
La presenza di frequenti episodi di violenza lungo la superstrada Nova Milanese, in zona Varedo, spinse il circolo di Limbiate della Federazione Giovanile Comunista, con il CIG Arcigay Milano e Democrazia Proletaria ad apporre questo cartello in zona perché si riteneva che gli episodi fossero perpetuati dagli abitanti della zona esasperati dal movimento serale e notturno.
Nel manifesto, affisso in zona, si fa riferimento all’ ingresso nella CEE previsto tre anni dopo e ai casi della setta neo-nazista Ludwig e al partito di Le Pen (padre) in Francia. Il linguaggio utilizzato è forte ed è molto simile alle rivendicazioni della fine anni ’70 primi anni ’80.
5.
Anno del poster: 1989
In occasione del ventennale della Giornata internazionale dei gay e delle lesbiche, viene installato in piazza della Scala a Milano un monumento di polistirolo rosa pieno di fiori: precisamente 233, uno per ogni morto di AIDS a Milano. Durante la manifestazione sono tanti gli slogan: “L’omosessualità logora chi non ce l’ha” “Lesbica non è una parolaccia” “Ho fatto l’amore con…lui”, “Diversi per la società uguali nei sentimenti”.
All’evento non manca il kiss-in, in cui i manifestanti si baciano davanti a Palazzo Marino.
L’evento ha molta risonanza sugli organi di stampa. Paolo Hutter, il consigliere comunale che nel 1992 celebrerà i matrimoni in piazza, ottiene dal Comune di Milano il patrocinio all’ evento. Dagli organizzatori viene stampato questo manifesto, che vede in primo piano due uomini che si abbracciano e baciano. Una volta appreso il soggetto del manifesto, considerato da alcuni scandaloso, il Comune di Milano revoca il patrocinio, generando un vero e proprio scontro all’interno del Consiglio Comunale, con minaccia del consigliere Hutter di uscire dalla maggioranza.
A seguito di questo, tutti i manifesti, già stampati, vengono tagliati dove presente il logo del patrocinio.
Ai consueti eventi del mese di giugno, si inserisce la 5° edizione del Festival del Cinema Gay e Lesbico, “Uno sguardo diverso”, proposta al cinema Paris. Grazie alla distribuzione della Roadmovie di Mario Visinoni (in quegli anni fornitrice di tutti i film a tematica), durante l’apertura viene presentato il film “Scene di caccia in bassa Baviera” (di Peter Fleischmann), ma soprattutto il famosissimo dissacrante film di John Waters “Disperate Living”, con una grande partecipazione di pubblico.
6.
Anno del poster: 1990
Sulla scia dell’ evento dell’anno precedente, che tanto clamore aveva portato anche sugli organi di stampa, nel 1990 vengono riproposti una serie di eventi in occasione della Giornata internazionale delle lesbiche e degli omosessuali (allora l’acronimo non aveva aggiunto ancora le connotazioni attuali).
Fra le attività, una manifestazione in piazza della Scala per rivendicare l’orgoglio gay al motto “Ditelo con un fiore”, ancora una volta per rivendicare con orgoglio la propria omosessualità. Alla manifestazione si aggiunge un sit-in di protesta per richiamare l’attenzione sul fenomeno HIV/AIDS che da qualche anno, dopo gli echi internazionali, farà il suo ingresso in Italia con tutta la sua carica drammatica e dirompente.
Per la prima volta in Italia va in scena “Orfeo senza Euridice” dove, grazie alla supervisione del docente universitario Davide Daolmi, viene organizzato un concerto avente ad oggetto opere di musica antica di autori omosessuali. Nell’opuscolo di presentazione del concerto si legge: “Tale ricorrenza (nda ci si riferisce alla Giornata) rischia di far passare un’iniziativa come quella di questa sera, positiva e propositiva, dietro la stravaganza di un’esigenza celebrativa. Ma non è così. L’idea di questo concerto, pur stimolata dagli organizzatori di queste manifestazioni, sottende in realtà motivazioni meno contingenti. I vincoli che legano l’omosessualità alla musica, alla storia della musica, sono molti, determinanti e tutti ancora da analizzare”.
Il Festival di Cinema Gay e Lesbico “Uno sguardo diverso” abbandona il cinema Paris e si sposta quell’anno al cinema Cavour in via De Amicis. Il Festival è ormai giunto alla sua 6° edizione (in realtà la 7°, contando anche la primissima edizione pilota) e come consuetudine trova appoggio e finanziamento da parte del Comune di Milano.
7.
Anno del poster: 1991
Manifesto del party “Amore mio è arrivata l’estate”del 26 giugno al Rolling Stone in corso XXII Marzo a Milano, in occasione della ricorrenza del 28 giugno, la Giornata Internazionale dell’ Orgoglio Gay. La festa è organizzata dalla rivista “Babilonia”, dal circolo Arcigay Querelle e dalla Libreria Babele.
A seguire si annuncia la manifestazione in Piazza della Scala di sabato 29 giugno alle 17.30.
L’idea fu quella di una salto di qualità e quantità rispetto agli eventi degli anni passati. Alla festa parteciparono invece poco più di un migliaio di persone.
Il 1991 sarà ricordato dal movimento LGBTQ+ soprattutto per alcuni eventi in particolare: la VII Conferenza Mondiale sull’ AIDS a Firenze con slogan “La scienza sfida l’Aids” (16-20giugno 1991), e la morte di artisti molto significativi, come Freddie Mercury, Pier Vittorio Tondelli e Tom of Finland.
8, 9 e 10.
Anni dei poster: 1996, 1998 e 2002
Il MiX Festival oggi è parte integrante della cultura LGBTQ+ italiana e della comunità milanese – anche perché ha contribuito a crearle. Per oltre trent’anni il MiX è stato un luogo di ritrovo, un’esperienza sociale ed emotiva collettiva. Tutto oggi è cambiato: inizialmente i film erano in pellicola e si lottava per avere le poche copie disponibili a livello internazionale; oggi i film sono ovunque, e si lotta per la sopravvivenza del cinema come spazio comunitario, come momento di incontro e scambio sociale. I film oggi si possono vedere con molta più facilità eppure il MiX continua a essere frequentato da migliaia di persone ogni anno.
La prima rassegna cinematografica dedicata al cinema omosessuale viene organizzata nel 1985 a Roma, al Circolo Culturale Esedra. Dopo soli due giorni, durante la proiezione di “Un Chant d’Amour” di Jean Genet, la polizia fa irruzione nell’arena, interrompendo la proiezione. La notizia ha una forte eco: per la prima volta si parla di cinema LGBTQ+ nei media!
Anche grazie al clamore derivato dall’episodio di Roma, segue l’invito da parte del Comune di Milano di ospitare la stessa rassegna che era stata violentemente interrotta. E così, nonostante l’opposizione dell’assessore alla cultura Nicola Abbagnano, la rassegna ha luogo al Cinema de Amicis, grazie al lavoro del Centro di Iniziativa Gay di Milano, all’insistenza del consigliere Paolo Hutter, e agli sforzi delle associazioni Altra Babilonia e ASA. Viene concesso il patrocinio del Sindaco Carlo Tognoli.
L’edizione avrà talmente successo che si deciderà di riproporla negli anni seguenti, prima al cinema Paris fino ad approdare ai giorni nostri al teatro Strehler.
La rassegna cinematografica, oggi un vero e proprio Festival, è arrivata oggi alla sua 38° edizione, e il suo nome è passato da “Uno sguardo diverso”, a “Festival cinema Gay di Milano”, a “Festival MiX” fino all’attuale “MiX Festival Internazionale di Cinema Lgbtq+ e Cultura Queer”.
Fra gli storici direttori del Festival: Mario Visinoni (titolare della prima agenzia che portò in Italia i primi film a tematica, la RoadMovie), scomparso nell’agosto del 2024, e Giampaolo Marzi, che prese le redini del predecessore continuerà per oltre un vent’ anni nella direzione del Festival. Gli sono poi succeduti: Debora Guma, Andrea Ferrari e Paolo Armelli; Pierpaolo Astolfi e Priscilla Robledo.
11.
Anno del poster: 1997
Il manifesto fu la risposta del CIG Arcigay Milano alla campagna promozionale del giornale “Il Borghese” in cui la foto di due partecipanti alla parata dell’Orgoglio Gay del giugno 1994 con pantaloni di pelle nera e i glutei in mostra, titolata “Loro non leggono il Borghese” intendeva supporre che affermare la propria libertà viola quella altrui.
La pubblicità ricevette fortissime critiche da parte della stampa e delle associazioni. La prima reazione furibonda fu del presidente di Arcigay Nazionale Franco Grillini che il 5 aprile diffuse tramite Ansa un comunicato al vetriolo. Seguì un esposto del consigliere comunale di Milano Paolo Hutter il 12 aprile, sottoscritto da Lorenzo Pinto, uno dei due ragazzi fotografati.
Anche Alba Parietti (in copertina al numero in uscita) definì la pubblicità di cattivo gusto e offensiva.
La Stampa, il Mattino di Napoli, Il Giornale, La Gazzetta del Mezzogiorno, il Giornale di Sicilia rifiutarono la pubblicità. Il Corriere della Sera coprì le natiche, mentre il Secolo XIX le nascose ironicamente con delle “braghette”. Mediaset diffuse la pubblicità dopo le ore 22.
L’Arcigay di Milano tentò di fare una contro-pubblicità diffondendo un volantino con l’immagine di una manifestazione nazista e la dicitura “Loro leggono il Borghese”.
Passata la bufera mediatica (forse proprio volutamente cercata dalla rivista reazionaria), la pubblicità venne poi sostituita con altre tematiche.
12.
Anno del poster: 1999
Nonostante non sia stata prettamente una manifestazione organizzata dal CIG di Milano, ma da Arcigay Nazionale, fu uno dei primi casi di maggior partecipazione del CIG di Milano.
Lunga la lista dei partecipanti e dei sodalizi che parteciperanno: i Verdi, Sinistra Giovanile, Fondazione critica liberale, Arcilesbica, il MIT (Movimento Italiano Trans), Liff (Lega Italiana Famiglie di fatto), Aletheia-Coordinamento insegnanti omosessuali, Coordinamento omosessuali DS, Lorenzo E. Vantaggiato-Arcobaleno/Rainbow, L’istrice Simonelli Editore.
La manifestazione ufficialmente rivendica le unioni civili ma, in conferenza stampa e ai giornalisti, Gionata Ballerini, presidente del circolo “Koinè” Arcigay e Arcilesbica di Como, dirà: “Manifestiamo per il diritto alle unioni civili come riconoscimento delle coppie di fatto (omosessuali ed eterosessuali), per il diritto di donare il sangue, per il diritto all’adozione da parte di lesbiche e gay e per il diritto e per il diritto all’autodeterminazione delle donne, attaccato dalla legge sulle tecniche di riproduzione assistita, che prevede l’esclusione di donne single, coppie lesbiche e un notevole numero di eterosessuali sterili“.
Il corteo del 22 maggio partì da Porta Torre per concludersi al Tempio Voltiano.
13.
Anno del poster: 2000
Per non dimenticare.
Anno 2014. In occasione della concessione del patrocinio della Regione Lombardia al Milano Pride, a seguito del voto di un consigliere leghista, l’On. Salvini dichiara: “Rispetto l’omosessualità, alla richiesta di diritti io non dico mai di no a prescindere. Il matrimonio si celebra fra un uomo e una donna e i figli si danno in adozione ad un uomo e ad una donna”.
Anno 2016. L’On. Salvini in un’intervista radiofonica: “Scimmiottare matrimoni o addirittura figli o adozioni non fa parte del futuro del progresso. Senza dimenticare che queste unioni sono l’anticamera delle adozioni gay. Motivo per cui chiederò come Lega a tutti i sindaci e amministratori locali di disobbedire a quella che è una legge sbagliata”.
Anno 2020. L’On. Salvini in un’intervista: “Ai bimbi servono una mamma ed un papà, no ad adozioni gay e uteri in affitto”.
Nel 2023 esce il libro “Il mondo al contrario” del generale Vannacci, eletto poi nel 2024 nel parlamento Europeo propio nella lista della Lega. Sono passati oltre vent’anni ma la sola differenza è solo il termine “contrario” al posto di “rovescia”: le idee sono più o meno le stesse.
14.
Anno del poster: 2001
Dal comunicato stampa del Milano Pride 2001.
Il world Gay Lesbian Bisexual Transgender Pride 2000 nella Roma del Giubileo ha dato linfa nuova alla politica italiana, restituendo al dibattito politico il piano che gli è proprio: quello degli ideali, e non dei tecnicismi. Il Pride nazionale del 2000, rilanciando il tema dei diritti di cittadinanza, ha infatti affermato la volontà di una grossa parte della società civile italiana di vivere in uno stato laico e pluralista, che pensi la differenza come ricchezza: che non solo “tolleri”, ma che promuova il confronto tra sistemi etici e stili di vita diversi come occasione di rinnovamento e di trasformazione per l’intera società.
Non si è trattato soltanto della parata di una minoranza di cittadini omosessuali, ma di un importante momento simbolico che ha dato visibilità al movimento lesbico, gay, transgender (LGT) e che al tempo stesso ha coinvolto tutte le donne e tutti gli uomini che credono nei valori dell’uguaglianza e della libertà. Questa domanda di libertà deve continuare ogni giorno. La nuova visibilità del movimento LGT testimonia la volontà delle minoranze di orientamento sessuale e identità di genere di vivere serenamente, senza compromessi, senza ipocrisie o nascondimenti, “allo scoperto” la propria vita, con l’orgoglio della propria diversità. È il segno della consapevolezza e della forza della comunità LGT italiana. Ma al tempo stesso la visibilità, se non viene accompagnata dalla tutela della legge, espone ad attacchi e a nuovi pericoli.
Nella società italiana si registrano ancora troppe discriminazioni, troppe intimidazioni, troppe aggressioni verso le persone lesbiche, gay, transessuali, transgender e queer: e se la destra più retriva non perde occasione per ribadire che queste persone non devono aver diritto a una piena cittadinanza, le simpatie dichiarate dalla sinistra non hanno portato a nessun passo avanti sul piano dei diritti.
Anche nella città di Milano, sotto un atteggiamento di ipocrita tolleranza concessa con la condizione di restare nell’ombra, covano atteggiamenti discriminatori e di insofferenza per quella considerevole parte di popolazione che chiede soltanto di essere trattata alla pari degli altri cittadini. La mancanza di chiari e netti segnali di rispetto per le differenze da parte di partiti politici e Istituzioni e le aggressioni verbali di esponenti del centrodestra altro non fanno che permettere a sparuti gruppi di sentirsi liberi di rivelare la loro indole violenta e totalitaria.
Il movimento glt individua come primo passo verso la piena affermazione del principio di uguaglianza chiede l’approvazione di una legge antidiscriminatoria che tuteli – nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e in tutti i momenti del vivere civile – tutte le donne e tutti gli uomini da ogni forma di violenza e di sopruso motivata dal rifiuto delle differenze di orientamento e identità sessuali.
È convinzione del movimento glt che il Parlamento Italiano debba recepire al più presto nel proprio ordinamento il contenuto della risoluzione del Parlamento Europeo del 1994 e adeguarsi al Trattato di Amsterdam del 1997 per garantire anche alle singole persone e alle coppie LGT gli stessi diritti di cui godono le singole persone e le coppie eterosessuali, in nome del principio dell’uguaglianza giuridica di tutti i cittadini e le cittadine, già sancito dall’articolo 3 della Costituzione, del riconoscimento e garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo richiamati dall’articolo 2, ribadendo lo spirito laico dello Stato Italiano, riconosciuto dall’articolo 7.
Per dar voce a queste richieste, e per rinnovare la lotta del movimento glt italiano celebrandone l’orgoglio, nel dichiarare la propria adesione alle manifestazioni “La cittadinanza va scritta” di Verona del 9 giugno, del Pride di Catania del 28 giugno, dell’Euro Pride di Vienna del 30 giugno, dell’International Pride di Roma del 7 luglio, il coordinamento Arcobaleno lesbico gay trans – Milano invita tutte le Associazioni lesbiche, gay, transessuali, transgender, queer ed eterosessuali, tutti i partiti, gruppi e i singoli cittadini democratici e libertari ad aderire e partecipare al PRIDE 2001 MILANO che si terrà il 23 giugno per le vie del centro cittadino.
15.
Anno del poster: 2002
Il manifesto è tratto dal volantino diffuso dal Cig Arcigay Milano.
Fu il secondo volantino prodotto direttamente dalla sede milanese (il primo risaliva al 1987) e oggetto di distribuzione durante le attività della Sezione Salute: distribuzione di preservativi nei locali gay; convegni e dibattiti sulla tematica; utilizzo di un’unità mobile per la distribuzione di preservativi e sensibilizzazione sulla tematica dell’AIDS nei luoghi di battuage milanesi.
Gli anni seguenti furono caratterizzati da un grande sviluppo delle attività di prevenzione sulla tematica delle infezioni a trasmissione sessuale (ITS).
L’idea dell’utilizzo di un preservativo srotolato contenente dei fiori fu presa dal pannello commemorativo della giornata mondiale dell’AIDS del 1 dicembre 2001 esposto nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, e la creazione del volantino fu curiosamente oggetto di inaspettato dibattito a livello associativo. Particolarmente apprezzato fu l’utilizzo dell’acronimo AIDS per formare la frase “Avete Idea Della Sicurezza?”, mentre molto criticato fu lo sfondo nero che, a detta di molti, era da considerarsi troppo tetro e funereo, rinviando ad un messaggio negativo e terrorizzante.
16.
Anno del poster: 2002
Dal comunicato stampa del Milano Pride 2002.
Esistere: avere realtà effettiva, esserci, vivere. Esistiamo, questo è sicuro. Non abbiamo bisogno di certificazioni, documenti o assenso. Esistiamo con le nostre identità e le nostre storie. Questo giorno serve per ribadire che c’è un dato di fatto da non dimenticare: la nostra esistenza effettiva.
Resistere: non lasciarsi smuovere o abbattere, tollerare, non perdere valore. Resistiamo. Perché la nostra esistenza, che è un dato di fatto, non sembra bastare:c’è ancora chi vorrebbe rinchiuderci in qualche ghetto o trasformarci in qualcosa che sia accettabile per tutti. Questo giorno serve per dire che abbiamo intenzione di resistere. Almeno fino a quando anche l’Italia non sarà costretta a scrivere leggi antidiscriminatorie: la scadenza è vicina, l’Europa chiede che siano scritte entro il 2003. E scriverle significa affermare anche che l’Europa non è più solo euro e che da quelle leggi si parte per fare l’Europa delle persone, tutte uguali. Quell’euro in tasca per noi non è solo un soldo: è una speranza concreta che ci aiuta oggi a resistere di fronte alle piccole e grandi discriminazioni di tutti i giorni.
Non è più tempo di mimose: così recitava uno slogan dell’8 marzo, ultima tappa di una “festa della donna” sempre più di forma e sempre meno di sostanza. Chissà se tra qualche anno in questi giorni di giugno ci sarà una festa di omosessuali e transessuali, con qualche fiore regalato e un altro anno di indifferenza. Non sappiamo se augurarci questa strada, che almeno avrà significato un riconoscimento formale dei nostri diritti, che sono diritti fondamentali della persona.
I riconoscimenti formali, però, sono poca cosa se poi non sono alimentati dalla sostanza, tanto è vero che la nostra è ancora oggi una società maschilista, bianca ed eterosessuale, imprigionata nelle paludi del moralismo cattolico.
Come se non bastasse, dopo la simpatia solo di maniera dei governi di centrosinistra, adesso arriva l’aperta ostilità del governo di centrodestra; che non fa nulla per sostenere i diritti degli omosessuali e dei transessuali e attacca i diritti di altre persone, come testimoniano la tremenda legge sull’immigrazione, la legge delega che prevede modifiche all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, e le proposte di legge sulla fecondazione assistita che non solo discriminano single e lesbiche, ma attraverso il riconoscimento di statuto di persona all’embrione, sono anche un modo per aggirare la legge 194 sull’aborto e togliere alle donne il diritto all’autodeterminazione.
Oggi da Milano, dalla città dove la vita per omosessuali e transessuali è apparentemente più facile, vogliamo dire che non ci basta più il diritto a entrare in un locale per gay, lesbiche o transessuali; non ci interessa essere – più o meno bene – tollerate/i. E siamo anche stanche/i di spiegare perché questi diritti ci spettano. Siamo qui per dire e per gridare che nel 2002 siamo ancora discriminate/i, come lo sono le/i migranti, come lo sono le donne, come lo sono coloro che tentano di costruire un mondo di relazioni interpersonali diverso dal modello della famiglia patriarcale.
Oggi da Milano chiediamo, ancora una volta, che:
» Nelle norme antidiscriminatorie esistenti (comprese quelle previste dallo statuto dei lavoratori e dall’articolo 3 della Costituzione), siano aggiunti l’orientamento sessuale e l’identità di genere;
» Che il sesso dell’individuo sia considerato un dato personale, che non deve più apparire su nessun documento o atto, pubblico o privato che sia;
» Ci sia da subito piena tutela giuridica (attraverso una legge sulle unioni civili) per le coppie di fatto omosessuali (ed eterosessuali, naturalmente);
» Alle persone che vivono una transizione di genere sia permesso di modificare il proprio nome anche nella fase che precede l’intervento chirurgico e comunque indipendentemente da esso;
» Lo Stato italiano riconosca lo status di rifugiata/o politica/o alle donne, agli uomini e ai transessuali che provengano da nazioni dove essere lesbiche, gay, transessuali significhi essere perseguitate/i e discriminate/i;
» Sia riconosciuto il diritto di una donna di procreare anche al di fuori di un’unione (civile o di fatto) e quindi sia garantito alle donne (anche single) il diritto di accedere all’inseminazione artificiale;
» Sia tutelata e sostenuta la volontà di donne e di uomini di allevare bambine/i anche al di fuori delle unioni eterosessuali e quindi sia esteso a tutte/i (anche single) il diritto di chiedere l’adozione di un minore;
» Sia dato a tutti il diritto di vivere in uno stato laico, che non simpatizzi per nessuna confessione religiosa e che non condizioni le proprie leggi e le proprie scelte alle esigenze di una qualsiasi chiesa
E speriamo di avere al nostro fianco non solo tutte le altre persone che hanno vissuto o vivono discriminazioni di ogni genere, ma anche chi contro queste discriminazioni si è battuta/o. È tempo che tutte/i si rendano conto che quando si parla di diritti fondamentali non esiste una classifica, non esistono richieste più o meno ricevibili. E che se oggi sono negati a noi, domani potrebbero essere negati ad altre/i, perché – come si è visto – anche i diritti dati per acquisiti possono sempre essere messi in discussione.
Un altro mondo è possibile o è in costruzione, dice uno slogan famoso: noi quel mondo possibile lo stiamo costruendo da un pezzo, semplicemente con la nostra vita di tutti i giorni. Sarebbe bello se a partire da oggi sempre più gente venisse a darci una mano o anche solo avesse la curiosità di vedere come è fatto davvero.
Coordinamento Arcobaleno
Milano, 4 aprile 2002
17.
Anno del poster: 2004
Dal comunicato stampa del Milano Pride 2024.
Le recenti e vergognose affermazioni di personaggi politici milanesi e non, apparse sulla stampa e sentiti su alcuni canali televisivi e radiofonici in occasione della polemica sulla concessione al passaggio del Pride in piazza del Duomo, nonché il dibattito che si è sviluppato tra i cittadini che alcuni giornali hanno riportato segnalando un’alta percentuale di contrari alla manifestazione, che considerano ancora le persone omosessuali malate, devianti, pericolose; la totale mancanza di considerazione delle Istituzioni verso le decine di migliaia di milanesi e lombardi che chiedono il riconoscimento dei propri diritti negati; sono chiari segnali che anche nella “europea” città di Milano la presenza del Pride è più che necessaria.
Le argomentazioni che a Milano “si vive bene”, “non ci sono problemi”, “gli omosessuali non sono discriminati” ecc. crollano in momenti come questi in cui le vere inclinazioni liberticide e discriminatorie vengono a galla “scappando di bocca” ad alcuni rappresentanti politici più incauti.
Il Pride riesce a fare qualche strappo al velo di omertà che dopo il World Pride i nostri detrattori sono riusciti a stendere a copertura delle nostre richieste ma soprattutto della loro intolleranza. Questo dovrebbe farci riflettere e spingerci a non subire passivamente il condizionamento mentale di chi da una parte tenta di comprarci la dignità in cambio di fantomatici cali delle tasse, e dall’altra troppo spesso si accorge di noi solo in prossimità di elezioni.
Facciamoci vedere numerosi ai Pride, ma soprattutto facciamoci sentire. E diciamo “No! Così non ci stiamo”.
Rispondiamo a chi ci vuole corrompere che la nostra vita non è in vendita!
Chiediamo impegni precisi e sottoscritti a chi ci fa promesse! E poi stiamogli addosso perché li mantenga.
Respingiamo il richiamo a dogmi religiosi all’interno dello Stato laico soprattutto da parte di chi respinge quelli di altre religioni!
Pretendiamo il rispetto della nostra dignità da parte di chiunque tenti di infangarci o emarginarci.
Impariamo a rispettarci e a farci rispettare!
E impariamo ad usare il nostro voto, perché loro lo useranno!
Paolo Ferigo
presidente, C.I.G. Centro di Iniziativa Gay – Arcigay Milano Onlus
18.
Anno del poster: 2010
Tratto dal libro “40 anni di movimento milanese”.
Testo di Paola Dall’Orto, ed. il Dito e la Luna.
Come contributo al festeggiamento del 25° anniversario della nascita di A.Ge.d.O. ho pensato di sintetizzare la sua storia dalle origini fino a quando, nel 2007, ne ho lasciato la presidenza.
Agedo nasce informalmente nel 1992 (si sarebbe costituito con un vero e proprio statuto nel 1994), su invito di mio figlio Giovanni Dall’Orto che nel 1976, a 17 anni, mi aveva annunciato la sua omosessualità. Dopo molti anni di militanza a Milano nell’Arcigay, a contatto con molti ragazzi, aveva sentito la necessità di aiutarli anche nel loro grande problema ricorrente: il rapporto con i genitori. Era, mi disse, un problema nuovo, che stava emergendo solo ora perché ora i giovani facevano più spesso “coming out”, a differenza di quanto era accaduto fino a quel momento.
Scrivemmo perciò, a quattro mani, per le Edizioni Sonda, Figli diversi sul coming out e sul rapporto tra figlie e figli omosessuali e le loro famiglie, un manuale che avrebbe visto cinque edizioni e riscritture, fino all’ultima e definitiva del 2012: Mamma, papà,devo dirvi una cosa.
Nonostante il mio scarso entusiasmo all’idea, l’uscita del libro mi costrinse a diventare un personaggio pubblico per andare a presentarlo assieme a mio figlio. Fu l’occasione, attraverso la tv,le interviste sui giornali e quelle radiofoniche, di parlare dei nostri disagi; venne coinvolta anche la Chiesa, allora punto di riferimento di moltissime famiglie. In tutto questo lavoro ho sempre avuto l’appoggio di mio marito, che pur tenendosi un po’ nell’ombra, mi avrebbe sempre sostenuta sia moralmente sia in altri modi, ad esempio quando la bolletta telefonica di casa andò alle stelle per colpa dell’attività con A.Ge.d.O.
Per scrivere la mia parte del libro, mio figlio aveva chiesto ad alcuni ragazzi che frequentavano il Centro d’Iniziativa gay/Arcigay di Milano di presentarmi i loro genitori, per discutere assieme. Ne nacquero alcuni rapporti personali che continuarono anche dopo aver concluso la scrittura, cosa che spinse mio figlio a suggerirci di seguire l’esempio di alcune nazioni straniere,formando anche noi un’associazione di genitori italiani. Nacque così A.Ge.d.O. (Associazione Genitori e amici di Omosessuali), con lo scopo di aiutare la famiglia, e la società tutta, a promuovere l’educazione al rispetto, alla comprensione e all’accoglienza.
Con l’aiuto dell’On. Franco Grillini e di Arcigay firmammo infine nel 1994 il nostro primo Statuto presso un notaio di Bologna,città che sarebbe stata poi la nostra prima sede, comoda perché equidistante da Roma e Milano, che era l’area in cui inizialmente si concentravano le persone che stavano aderendo all’iniziativa.
Successivamente ci avrebbe ospitato in via Torricelli 19 il Centro d’Iniziativa gay di Milano, e ci avrebbe concesso l’uso gratuito del telefono la rivista Babilonia dove Giovanni era giornalista e dove era segretaria Maro Melissari (costantemente al telefono).
L’ultima sede, questa volta tutta per noi, sarebbe stata infine quella che è ancora l’attuale sede di A.Ge.d.O. di Milano, in via Bezzecca 4, che ospitò anche la sede nazionale.
19.
Anno del poster: 2016
Considerato il successo della serata domenicale Join The Gap, il CIG Arcigay Milano decide di modificare il format della serata al motto: JOIN THE GAP si trasforma e raddoppia!
Dopo quindici anni di attività il Join the Gap, la nota serata domenicale organizzata dal CIG si riorganizza in due serate distinte.
Domenica 2 ottobre 2016 viene inaugurata la prima di queste nuove serate al Club Haus in via Valtellina 21, dove il Join the Gap presenterà “La Domenica”: un momento domenicale del mondo associazionistico milanese. Sarà una serata conviviale, costruita come se fosse un dopo cena tra amiche e amici, con momenti ludici e di musica.
L’altra serata, che rimarrà al Borgo del Tempo Perso in via Fabio Massimo 36, sarà di sabato sera, avrà una connotazione da discoteca con un’offerta musicale e di intrattenimento, la più ampia nel panorama ludico e musicale milanese. Qui la serata si chiamerà “Wonder“, proprio per contrassegnarne lo spirito.
“Dopo quindici anni di successi, di grandi presenze, di divertimenti e di messaggi politici e culturali portati dalla serata nel panorama LGBTQ+ della città milanese, il CIG Arcigay Milano decise di rimodularsi in due serate per sviluppare al meglio alcuni momenti attualmente presenti nella serata del Join the Gap. Un cambiamento per migliorarci e per continuare ad essere incisivi nel panorama milanese al pari di quanto si è stati per oltre un vent’anni.“
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Anno del poster: 2019
La mostra “Una rivoluzione annunciata” nasce per narrare quello che eravamo, negli anni ‘80, donne e uomini in cerca di identità e di voglia di amare, in terre ovviamente ostili per la cultura sociale dell’epoca, e che di riflesso ci hanno reso ribelli ad ogni fascismo facendoci percorrere strade tortuose e incespugliare i nostri corpi per vivere amori proibiti.
Eravamo ribelli per necessità e virtù e abbiamo rivoluzionato le nostre esistenze e quelle di interi paesi che attraversavamo coraggiosamente. L’unica regola vigente e condivisa era amare, amare a qualsiasi costo anche con pietre lanciate dalla sponda di un mare insidioso a Capo Rizzuto, e alle spiagge sommerse da giochi olimpionici a Vieste.
Fino ad oggi la narrazione é continuata con il gioco di una “revenge”, di un lascito rivoluzionario, con la bellezza di quel tempo che ci è stata sottratta e negata da chi si vergognava di amare umani ribelli.
Molti di noi, hanno continuato ad amare e rigenerare figli ribelli nel movimento, e la storia l’ha già scritta nei suoi libri.
Forse di questo lascito non ci sono solo immagini pazzesche, ma “una rivoluzione annunciata”, di uomini e donne che sanno amare liberamente ancora oggi, con sano orgoglio di liberazione e di liberati dal pregiudizio.
Dalla mostra nacque un libro scritto a dieci mani da Felix Cossolo, Flavia Franceschini, Cristina Gramolini, Fabio Pellegatta, Walter Pigino e con contributi di molti altri protagonisti della scena LGBTQ+ milanese.